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L'unicità del paesaggio rurale storico di Pantelleria è strettamente connessa ad una specifica tipologia costruttiva, quella del dammuso (ddammúsu), un volume elementare, generalmente a base quadrata o rettangolare, realizzato con muri in pietra a secco e coperto da una volta.
Il dammuso è una tipologia che mantiene un rapporto strettissimo con il suo paesaggio rurale, essendo esso una reazione (quasi istintiva) alle peculiarità climatiche e orografiche dell'isola.
L'origine del nome è ancora incerta: dal latino domus (casa) o dall'arabo dammus (edificio a volta), come resta incerta la datazione di tali strutture. Il dammuso pare, infatti, il risultato, unico e irripetibile, di un lento processo atemporale di coevoluzione e di adattamento al luogo, alla morfologia, al clima, ai colonizzatori, al vento dominante e ai materiali disponibili.
Già riconoscibile nei suoi elementi principali probabilmente in epoca pre-bizantina, il dammuso è una costruzione rurale originariamente eretta utilizzando solo la pietra e un impasto di terra e acqua (táiu). Dopo la dominazione bizantina e la ripresa dei commerci, venne introdotta la calce che consentì di rendere impermeabili le coperture e di migliorare le tecniche di costruzione.
Ma l'evoluzione della tipologia, in forma, dimensioni e tecniche diverse, non è collegabile ad eventi storici quanto piuttosto alle situazioni locali diverse dell'isola.
Si rilevano, infatti, di volta in volta, variazioni planimetriche e volumetriche sul tema semplice e costante del rettangolo o quadrato. Il dammuso nasce dalla giustapposizione irregolare di volumi destinati ad usi agricoli e abitativi differenti, che creano, in una tensione compositiva unica e irripetibile, spazi interni ed esterni in continuità con gli assetti agrari limitrofi.
La cellula minima è chiamata sardúni, ricovero giornaliero per chi lavorava i campi lontano dalla residenza abituale: un solo vano, generalmente isolato con una porta e una kaséna, coperto da una volta. La frequenza con la quale il sardúni si ripete nel territorio dà la misura della microparticellizzazione delle proprietà sull'Isola; la ripetitività di questi volumi, simili e mai identici, diventa un dato distintivo e armonico nel paesaggio.
Se la dimensione del campo coltivato o la lontananza richiedevano l'aiuto dell'asino, al sardúni si affianca la stalla. U lóku, la cui etimologia latina (da lòcus) rimanda alla sua condizione di nucleo primigenio, è invece la prima vera unità abitativa rurale, che veniva utilizzata per soggiorni brevi, dai 3 ai 10 giorni circa, in modo tale da consentire ai contadini di ultimare il lavoro nei campi senza dover tornare giornalmente la sera nella lontana residenza abituale.
Di dimensioni maggiori, in grado di adempiere alle prime esigenze abitative, il lóku di solito ha una cisterna, all'interno un'alcova e una finestrella, e un fornello a legna addossato al muro esterno.
A queste prime unità si affiancano diversi annessi agricoli, per cui la composizione e la tipologia del dammuso varia in funzione del diverso ordinamento colturale ad esso associato.
In caso di vigneti si trovano:
Laddove il terreno era coltivato a cereali si trovano:
Negli uliveti, si trovano i frantoi, mentre i terreni a cappereto sono dotati di paliatúri, vasche per la salatura dei capperi situate in costruzioni apposite distaccate dal dammuso principale e dall'eventuale cantina.
Altri annessi sono la kárkara (fornace per la calce) e i lavatoi.
In generale, ciò a cui oggi ci si riferisce con il nome ddammúso è un aggregato di unità abitative e annessi agricoli fin qui elencati che determinano nella loro stessa combinazione complessi unici e in armonia con le trame agrarie del contesto.
I vani che hanno finalità agricole vengono lasciati in pietra a vista mentre quelli con funzioni abitative vengono intonacati.
La cellula ddammuso tradizionale con funzione abitativa è composta da:
L'abitazione si sviluppa anch'essa per semplice sommatoria di una o più cellule che vengono affiancate tra loro secondo condizioni ambientali sempre diverse che originano, pur nella ripetizione di cellule uguali, complessi unici. I tipi di cellule che vengono ripetute nelle aggregazioni sono: il dammuso con una sola stanza; stanza e alcova; doppia alcova; alcova e camerino; tre alcove e un camerino; quattro alcove.
L'aggregazione può avvenire longitudinalmente, dando vita a una costruzione allungata e ritmata da aperture regolari che si affacciano su uno spazio esterno monodirezionale, oppure su più lati, creando una composizione allargata, spesso su piani sfalsati.
All'esterno del dammuso per abitazione si evidenziano, inoltre, degli elementi identificativi: la cucina esterna, il forno, generalmente riparati da una nicchia ad arco addossata al dammuso; il passiatúri, uno spazio lastricato o in terra battuta cinto sui restanti tre lati da un muro basso che si trasforma in seduta (dukkéna); il giardino; la pila o lavatoio; l'arco di grada.
Infine, alcuni elementi vegetazionali caratterizzano i dammusi: un piccolo orto, un carrubo o un gelso nero, e una o due palme da datteri.
Nei piccoli appezzamenti per l'autoconsumo, generalmente posti sul retro del dammuso dove si utilizzava, riciclandola, l'acqua delle cisterne, si coltivavano, ortaggi e qualche albero da frutto: fichi, albicocche, gelsi, mandorle, susine, pere e mele, pesche, amarene, melagrane, ficodindia.
"Rifugiarsi in un giorno di scirocco al loro interno è un piacere che si ricorda a lungo e, se non si è soli, si può capire perché, nel fresco sorprendente e nel silenzio dei muri spessi, chiamino alcova la camera da letto, come suggerendo il significato di camera nuziale, nido d'amore, luogo di intimità erotica". G. Barbera, 2016
(di Giorgia de Pasquale)