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Gadír è una delle contrade costiere più note dell'isola, un borgo di pescatori con un punto di alaggio per le barche. I residenti sono circa una decina e sono chiamati "Gadirióti". Fino agli anni '60, la zona era ricca in buvíre (pozzi di acqua dolce), utilizzate in passato per rifornire le navi di passaggio e tuttora si caratterizza per la presenza di vasche di diverse dimensioni e temperatura, che raccolgono le acque termali che emergono in riva al mare, ritenute da sempre curative.
Il nome Gadír deriva dall'arabo gadír (stagno, filo d'acqua), anche se qualcuno ipotizza un'origine semitica che indicherebbe un luogo protetto. La Cala di Gadir è una località conosciuta ed apprezzata dall'antichità per la presenza di acque termali, circoscritte in vasche scavate nella roccia, in cui la temperatura varia dai 40 ai 55 °C. Queste acque sono ideali per la cura di artrosi e reumatismi. Furono i Fenici ad apprezzare per primi gli effetti curativi di queste acque. Il sito di Gadír offre inoltre un interessante percorso archeologico subacqueo, poiché nelle acque antistanti il porticciolo si trovano due relitti: il primo, databile tra la fine del lll e la prima metà del II secolo a.C., probabilmente trasportava anfore puniche e greco-italiche; il secondo relitto, databile tra la fine del ll e gli inizi del I secolo a.C., trasportava anfore prodotte nell'area cartaginese insieme ad altre romane.
Nei fondali di Gadír è stato realizzato il primo itinerario archeologico subacqueo di Pantelleria. Si tratta dell'installazione, da parte della Soprintendenza del Mare nell'ambito del progetto STARS, di un sistema di telecamere che rimanda le immagini sul web tramite il sito della Soprintendenza stessa. Le anfore sono in maggior percentuale puniche di varia tipologia, cosa che sottolinea l'importanza commerciale di Pantelleria nelle rotte cartaginesi del Mediterraneo antico.